Una delle notizie che i quotidiani latinoamericani hanno ripetuto
all’unisono in questi ultimi giorni si riferisce alla visita ufficiale che il presidente
di Google, Eric Schmidt, insieme ad alcuni colleghi, ha realizzato a Cuba alla
fine di giugno.
Il presidente di Google si è infatti incontrato con le
autorità cubane a l’Avana, e si immagina che ovviamente l’argomento di
discussione sia stato la diffusione di internet nell’isola. Durante la visita
ufficiale a Cuba, la delegazione di Google ha incontrato anche molti studenti
di diversi istituti politecnici nazionali tra i quali l’Università delle
Scienze Informatiche, la UCI.
Oltre al programma ufficiale che prevedeva la visita alle
istituzioni pubbliche, la delegazione nordamericana ha anche deciso di
incontrarsi con la redazione di 14ymedio.com,
guidata dalla ormai famosa blogger Yoani Sánchez, che da molti viene
considerata l’unica voce ufficiale della dissidenza sull’isola. Vale la pena
ricordare, per dovere di cronaca, che molti cubani e non solo, considerano
Yoani una pedina al soldo dei servizi di intelligence degli USA. E non è
difficile dargli torto dato che è probabilmente l’unica cubana che aveva
accesso a Twitter quando ancora sull’isola nessuno poteva accedere a Internet.
Molti quotidiani europei, soprattutto spagnoli, hanno
inoltre approfittato di questa notizia per pubblicare articoli faziosi nei
quali si sottolinea da più parti che l’accesso a Internet a Cuba è ancora
proibito, almeno nelle case private.
Notizia falsa. Sono mesi che i Cubani possono accedere a
Internet con il telefono cellulare, non lo fanno in massa perché il prezzo e
proibitivo, questo si è vero. E può anche essere vero che le autorità locali non
facciano tutto il possibile per velocizzare il processo che porterà l’accesso a
Internet da telefono fisso direttamente nelle case private, ma da qui a dire
che l’unica alternativa dei cubani per accedere a Internet è quella di pagare 6
CUC all’ora nei ‘locutorios’
(Internet Caffè) è solo fare demagogia.
Altra analisi tendenziosa è quella che segnala l’inutilizzo
del cavo in fibra ottica che unisce il Venezuela a Cuba da più di un anno.
Vediamo un po’: se io porto una tubazione del diametro esagerato di metri e
metri che può convogliare migliaia di litri d’acqua davanti alla porta di casa
vostra e poi li mi incontro con un sistema idrico obsoleto mai rinnovato negli
ultimi 60 anni e fatto di tubi molto piccoli del diametro di pochi millimetri, quanti
litri d’acqua pensate di poter ricevere voi in casa?
Vediamo piuttosto di togliere l’embargo criminale che
strozza l’isola da almeno 60 anni e poi diamo tempo ai cubani di recuperare il
tempo perduto. Solo così potremo realmente verificare se il problema è la
mancanza di volontà da parte delle autorità locali o se invece c’è anche lo
zampino della vecchia guardia di esiliati cubani a Miami che sono i veri ed
unici rimasti a sostenere la politica di chiusura verso Cuba.
Non parliamo poi della possibilità di utilizzare uno dei
globi aerostatici che Google ha ipotizzato di produrre in passato, come
strumento per offrire la connessione in quelle aree del mondo dove è l’accesso
a Internet è più difficile. A parte il fatto che il progetto sembra essersi
arenato per problemi di difficile attuazione e viene sostituito ora dalla più
praticabile idea di utilizzare dei mini satelliti a bassa quota, ma quand’anche
si potesse utilizzare: vi immaginate dei globi aerostatici (sonde, palloncini
nell’atmosfera), in un area come quella delle Antille dove si verificano una
quantità di uragani altamente distruttivi ogni anno? Bisogna essere cretini
solo a pensarci! Ma la blogger Yoani ha pubblicato che questa possibilità non è
fattibile perché…? Ma perché le autorità locali non darebbero il loro permesso.
Ma per favore…
Spero di tutto cuore che i membri della delegazione di
Google che hanno visitato Cuba siano più intelligenti, saggi e obiettivi dei
rappresentanti della cosiddetta dissidenza locale. E questo significa che spero
che oltre ad auspicare la totale apertura dell’isola siano anche disposti,
quando questa ci sarà, a non censurare tutta l’informazione per loro scomoda
che viene pubblicata da siti e blog cubani. La verità non sta mai da una parte
sola…