Domenico Vecchioni è un ex diplomatico di carriera, ambasciatore italiano all’Avana, che da alcuni anni dirige la collana Ingrandimenti della Greco & Greco, nata per ospitare agili biografie di personaggi storici controversi. A sua firma ricordiamo: Richard Sorge, Pol Pot (ottimo), Kim Philby, Felix Kersten. Per altri editori ha pubblicato biografie di Raúl Castro ed Evita Peron, alcuni testi sulle spie e sugli 007 del passato.
Questo nuovo lavoro si segnala per originalità e getta nuova luce su una figura indefinibile come la portoricana Ana Belén Montes, la spia americana al servizio di Fidel.
Vecchioni tratteggia con precisione biografica la vita di una donna che
per sedici anni è stata una vera e propria spina nel fianco della DIA,
lavorando alacremente per divulgare segreti militari e politici ai suoi
corrispondenti cubani. Il problema è che se chiedete a un dirigente
cubano chi sia Ana Belén Montes si chiuderà nel più totale riserbo.
Soltanto Felipe Perez Roque – ormai caduto in disgrazia
– ha pronunciato parole di stima nei confronti di una spia che “pur non
prendendo un solo penny dal governo cubano ha reso grandi servizi alla
causa della libertà dei popoli oppressi”.
Ana Belén è una spia molto sui generis, infatti pare che la
sua attività non sia stata guidata da brama di potere e denaro, ma
soltanto da motivi ideologici e psicologici, perché identificava nel
governo nordamericano quel padre repressivo e violento che aveva dovuto
subire da piccola. La sua è stata una condivisione ideologica dettata
dall’intima convinzione di dover aiutare il governo di Fidel Castro a
liberare le popolazioni oppresse, tra queste anche la sua Porto Rico che chiedeva l’indipendenza.
“Ana Belén è stata un’eroina della Rivoluzione dal destino
paradossale” afferma Vecchioni “perché condannata a Washington e
ignorata all’Avana, sconosciuta all’opinione pubblica cubana, spia senza
mandanti. Non ha goduto nemmeno della notorietà, che in genere emana
dalle grandi spie, né è stata confortata dalla riconoscenza del suo
idolo, Fidel Castro”. Quasi come se Ana avesse spiato per Cuba
all’insaputa di Cuba, cosa impossibile, ma che di questi tempi va molto
di moda anche dalle nostre parti. Ben altro destino hanno avuto i Cinque Eroi prigionieri dell’Impero,
in realtà spie cubane in trasferta USA, ma per L’Avana vittime di un
regime che sogna la normalizzazione di Cuba. Ana Belén Montes è rimasta
vittima della politica cubana che non ammette l’esistenza di una sua
rete di spionaggio, addestrata dall’Isla Grande, per infiltrarsi nei
meandri della politica statunitense.
Arrestata nel 2001, ripudiata anche dal compagno,
disgustato dal suo comportamento antiamericano, additata al pubblico
ludibrio dai giudici: “Se non voleva amare il suo Paese, poteva almeno
fare a meno di danneggiarlo”, risulta una figura quasi patetica di spia
solitaria, dalla doppia vita e dal destino infelice. La condanna finale:
25 anni di carcere duro,
senza possibilità di libertà condizionata. “Ana è stata una delle spie
più dannose per gli USA e solo gli attentati alle Torri Gemelle hanno
potuto oscurare nell’attenzione dell’opinione pubblica americana e
internazionale il caso di spionaggio più clamoroso del secolo scorso”,
scrive Vecchioni. “Ana serviva a Fidel per conoscere in anticipo le
posizioni di Washington alle Nazioni Unite e per sapere fino a che punto
nei momenti di tensione poteva spingersi nella provocazione senza
rischiare reazioni forti, magari di tipo militare”, aggiunge.
Un libro da leggere, che rivela novità interessanti e particolari
inediti sui Servizi Segreti Cubani, sulla Red Avispa, sull’Intelligence
americana e sui Dioscuri di Cuba. Un libro che racconta la vita di
un’eroina idealista che si assegna la missione di aiutare la liberazione
delle masse oppresse in una lotta guidata dal suo mito Fidel Castro.
Mentre lo leggevo mi sono chiesto più volte: e se anche la tanto
osannata blogger Yoani Sánchez fosse una spia di Castro? Se fosse una spia d’influenza,
oppure uno strumento inconsapevole nelle mani dei Servizi Segreti
cubani? Soltanto il tempo svelerà troppi misteri. Una cosa è certa: quando c’è di mezzo Cuba tutto è possibile.
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