Malgrado la relativa apertura grazie alle riforme economiche di Raul
Castro, sono ancora molti i cubani che cercano di fuggire dall'isola a
bordo di barche improvvisate.
Negli ultimi giorni due gruppi di «balseros» sono riusciti a raggiungere
il Messico e gli Stati Uniti, ma le loro avventure hanno avuto epiloghi
differenti. Il primo gruppo - composto da sei cubani, tutti uomini fra
i 28 e i 65 anni - è sbarcato sulle coste del Texas, quasi alla
frontiera con il Messico, dopo essere partito dalla Isla de la Juventud
ed essere rimasto quasi 20 giorni alla deriva perchè il motore della
loro imbarcazione si era rotto dopo soli due giorni di navigazione.
Il secondo gruppo - 10 uomini e 7 donne - è invece stato salvato dalla
guardia costiera messicana a circa 250 km da Progreso, nella penisola
dello Yucatan. Hanno raccontato anche loro di essere rimasti alla deriva
per più di due settimane - la loro barca non aveva nemmeno un motore - e
due degli uomini del gruppo sono morti prima di sbarcare in territorio
messicano, stremati dalla fatica e dalla disidratazione. Ma qui finisce
il parallelo fra le due storie, perchè i «balseros» arrivati in Texas
potranno chiedere asilo negli Usa, in base alla cosiddetta legge «piedi
bagnati, piedi asciutti» (se vengono intercettati in mare sono
restituiti a Cuba, se invece riescono a raggiungere la terra ferma
potranno rimanervi), mentre quelli arrivati in Messico saranno
riconsegnati alle autorità dell'Avana entro la fine della settimana.
Dall'inizio della Rivoluzione castrista, nel 1959, oltre un milione di
cubani, l'equivalente di poco più del 10% della popolazione dell'isola,
sono emigrati dal loro Paese natale, in maggior parte verso gli Usa.
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